Antifascisti OGGI come allora

I tragici fatti che segnarono i mesi di giugno e luglio del 1960, si contraddistinsero oltre che per l’ingiustificata violenza delle forze dell’ordine, per la grande sollevazione popolare che, a soli 15 anni dalla fine del fascismo e della guerra, non aveva alcuna intenzione di precipitare nuovamente in quell’orrido passato. Cosa che invece si profilava nuovamente all’orizzonte, attraverso il governo presieduto dal democristiano ed ex-fascista Tambroni, che si insediò in quei tempi grazie ai voti determinanti dell’Msi di quel Giorgio Almirante, “protagonista” durante la repubblichetta di Salò, in veste di compilatore dei bandi di fucilazione dei partigiani. Oltre a questo si aggiunse la provocazione di concedere la piazza di Genova, città medaglia d’oro per la Resistenza, quale luogo per il congresso del partito erede del fascismo di Salò, che mai volle riconoscersi nella Costituzione antifascista. La repressione fu terribile, era evidentemente in atto il tentativo di tastare il polso al Paese, gli ambienti “deviati” dello Stato credettero che fosse giunto il momento di riprendersi ciò che era stato tolto, allorchè i partigiani entrarono nelle grandi città del nord per liberarle. Non avevano però fatto i conti con il popolo italiano, ancora ben cosciente di quel che aveva comportato il fascimo, quel popolo che lo Stato avrebbe dovuto invece tutelare e difendere attraverso il consolidamento della Costituzione e della Repubblica. L’epilogo più sanguinoso toccò la nostra terra reggiana, in quel 7 luglio che vide cadere cinque ragazzi innocenti, il disegno politico fu certamente preordinato, si voleva infatti dare una dura lezione alla città di Reggio, per tutta la sua storia antifascista, per quello che aveva rappresentato durante la Resistenza, ma che nuovamente si poneva ad argine di una deriva autoritaria e fascista. 

 I fatti del 7 luglio 1960 è fuori di dubbio che segnarono un importante passo avanti nel consolidamento della democrazia italiana, avendo ben chiaro che la memoria di quanto accadde mezzo secolo fa, impone di essere antifascisti oggi come allora, lo dobbiamo a quanti morirono per un Paese non proprio come quello attuale ed ai loro famigliari che ancora non vedono giustizia per quella strage.

Oggi occorre riaffermare con forza ed attualizzare quelli che sono i capisaldi della Costituzione italiana e non svilirli, stravolgendoli a colpi di decreti legge.

Dopo 50 anni l’Italia si trova nuovamente di fronte ad una situazione di non facile soluzione, sono tante le analogie con quel tempo ed alle sempre più disinvolte interpretazioni della storia, manca purtroppo la consapevolezza nella maggioranza dei nostri concittadini di quale sia la gravità del momento che stiamo vivendo, occorrerebbe nuovamente una grande mobilitazione popolare come quella di 50 anni fa, ma è grave l’assenza di un disegno politico chiaro e di alternativa a quello che il governo della destra sta mettendo in campo ogni giorno  (Alessandro Fontanesi)