Qualsiasi modifica della Costituzione deve essere coerente non solo con i princìpi della prima parte ma con lo stesso impianto complessivo del sistema costituzionale, così come disegnato dal legislatore costituente.
Qualsiasi modifica della Costituzione deve essere coerente non solo con i princìpi della prima parte ma con lo stesso impianto complessivo del sistema costituzionale, così come disegnato dal legislatore costituente. Diranno che siamo conservatori. Pazienza!
L’idea, piuttosto “singolare” (ad essere benevoli) di una “Convenzione per le riforme”sembrerebbe avviata sul viale del tramonto, e senza che i cittadini democratici sparganomolte lacrime per questo. Ma dico “sembra” perché non mi fido, finché non ho visto affossata definitivamente e anche formalmente questa mostruosità giuridica e costituzionale. Noi ci batteremo fino in fondo, perché non si realizzi un simile e pericoloso oltraggio alla Carta Costituzionale. Ma saremo vigilanti anche se si riconoscerà, finalmente, che il compito di procedere ad eventuali modifiche della Costituzione spetta agli organi “normali” del Parlamento.
Dobbiamo essere vigilanti, prima di tutto perché in ogni caso va rispettato l’articolo 138 della Costituzione (quello che disciplina le forme delle modifiche costituzionali); ma anche e convintamente per un problema di contenuti. Bisogna finirla di parlare di riforme costituzionali in modo generico, come se ci fosse da mettere mano alla Costituzione nella sua struttura essenziale.
Bisogna essere precisi e parlare di quelle riforme che appaiono già mature, quanto meno per la discussione (ad esempio il numero dei parlamentari, il superamento di un bicameralismo “perfetto”, differenziando i ruoli della Camera e del Senato, l’abolizione delle Province, e poco altro). Continuo a non vedere la necessità di mettere mano alla struttura del Governo, ai poteri del Presidente del Consiglio, ed al rafforzamento, in genere, dell’esecutivo. Se qualcosa non va nella vita politica e istituzionale del nostro Paese, questo non è certo dovuto alla mancanza di poteri per il Governo, che in alcuni casi ne ha avuti fin troppi, ma piuttosto alla degenerazione complessiva della politica; ed a questa non si pone riparo con le riforme Costituzionali, ma con un risanamento, prima di ogni altra cosa, etico oltre che politico. D’altronde quelle formulazioni servono a spianare la strada al 4 presidenzialismo o al semipresidenzialismo, sui quali siamo stati e siamo da sempre fermamente contrari.
Ci sono altre idee in campo? Dovranno essere valutate, ma sulla base di un criterio di fondo, addirittura pregiudiziale: che qualsiasi modifica deve essere coerente non solo con i princìpi della prima parte della Costituzione ma con lo stesso impianto complessivo del sistema costituzionale, così come disegnato dal legislatore costituente.
Diranno che siamo conservatori. Pazienza! Un aggettivo, anche se immeritato, non è la sostanza del problema. In ogni caso, meglio essere conservatori che eversori di un sistema costruito con serietà, finezza e coerenza, che ha solo bisogno di essere applicato fino in fondo per realizzare quella democrazia compiuta cui fa riferimento già l’articolo 1 della Carta costituzionale.