“Rispettare ed applicare le leggi e le sentenze definitive. In uno Stato di diritto non c’è spazio per salvacondotti”

La Segreteria Nazionale dell’ANPI, non intendendo invadere il campo e le prerogative né del Governo, né del Parlamento, né dello stesso Presidente della Repubblica, ritiene tuttavia di non poter tacere di fronte ad una situazione politica complessiva, nella quale sembrano sfumare, fino a scomparire del tutto, alcuni dei valori fondamentali della Carta Costituzionale. Nel corso di questa “calda” estate, si sono sentite parole come “salvacondotto”, che sanno di medioevo e parole come “agibilità politica”, di senso quanto meno oscuro.

E’ tempo di dire con chiarezza che tutto questo non ha nulla a che fare con i valori ed i principi per i quali ci siamo battuti combattendo per la libertà e che sono stati recepiti nella Costituzione, dalla quale si deduce (giova ripeterlo ancora una volta) che:

1. La legge è uguale per tutti, senza distinzioni di sorta;

2. tutti sono tenuti a rispettare la legge e la Costituzione, così come le sentenze, legittimamente emesse dagli organi giudiziari;

3. la legge “Severino” è stata approvata dal Parlamento a larga maggioranza, previa valutazione, in entrambi i rami del Parlamento, di legittimità costituzionale; il Parlamento ha la possibilità di modificarla, ma non il potere di disattenderla, né quello di sollevare questioni che, secondo norme e princìpi costituzionali sono riservati ad organismi giurisdizionali; tanto più che essa è stata già applicata in numerosi casi, talchè ogni deviazione per “ragioni politiche” violerebbe – oltretutto – il principio di eguaglianza;

4. i provvedimenti di clemenza sono ammissibili solo alle condizioni previste dalla legge e comunque sempre in rispondenza dell’interesse generale e non di quello di singole persone;

5. la stessa “grazia”, che compete al Presidente della Repubblica, ha dei limiti naturali, che derivano anche da sentenze emesse dalla Corte Costituzionale. E va detto con chiarezza che la grazia, che dovrebbe essere determinata essenzialmente da ragioni “umanitarie”, presuppone non solo la richiesta dell’interessato, ma anche l’accettazione delle sentenze definitive e delle proprie responsabilità, nonché l’assenza di altri procedimenti e di altre condanne, anche se non definitive, per un ovvio principio di logica e morale coerenza;

6. è pacifico che deve essere sempre garantito il diritto di difesa; ma esso non può e non deve concretarsi in modalità volte soltanto ad eludere la legge e procrastinare ingiustificatamente gli effetti che da essa direttamente scaturiscono.

Naturalmente, l’ANPI rispetterà qualunque decisione possa essere adottata dagli organismi competenti; ma non rinuncerà mai né al diritto di critica né al dovere di difendere i princìpi e i valori della Costituzione, nati dalla Resistenza.