Entriamo nel merito della risoluzione dell’Assemblea Legislativa della regione Emilia-Romagna che è intervenuta, con insistenza e senza soggiacere a pretestuosi argomenti di libera iniziativa commerciale, sulla vendita di gadget fascisti e nazisti, asserendone l’illiceità.
Precisiamo innanzitutto che la Costituzione (legge fondamentale dello Stato) già all’articolo XII delle Disposizioni transitorie e finali così recita: “è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma del partito fascista”. E che a seguire le leggi Scelba e Mancino (mai abrogate) condannano l’apologia di fascismo. Apologia che i gadget di sicuro creano e alimentano. Senza sottovalutare che i punti vendita di questi diventano momenti aggregativi di un nuovo fascismo.
Ricordiamo che in Emilia-Romagna una popolazione intera si fece resistente e antifascista partecipando alla lotta di liberazione in varie forme, ma sempre sapendo bene che combatteva per una nuova Italia. Donne e uomini che erano consapevoli del rischio della deportazione nei lager e del martirio. Martirio e deportazione che colpì tanti nostri corregionali, da Piacenza a Rimini.
Esprimiamo pertanto viva soddisfazione per il lavoro dei consiglieri della nostra regione (prima firmataria Nadia Rossi, P.D.) che hanno approvato con i voti di PD, SEL, l’Altra Emilia-Romagna la risoluzione che estende il reato di apologia di Fascismo anche alla vendita di gadget fascisti e nazisti. Risoluzione alla quale l’ANPI ha contribuito con una presa di posizione chiara e pubblica, già nel momento del dibattimento consigliare, documentando anche con rigore storico la gravità dei pronunciamenti dei consiglieri di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega tesi ad impedire questa che è una giusta e moderna battaglia civica.
Invitiamo ad un impegno affinché alla risoluzione contro la vendita dei gadget fascisti e nazisti venga data pratica esecuzione.