CGIL ANPI E ISTORECO: NO AI PARALLELISMI E ALL’USO PUBBLICO DISTORTO DELLA STORIA
Da quando nel 2004 venne istituita la Giornata del Ricordo all’approssimarsi del 10 febbraio assistiamo a continui tentativi di revisionismo storico, semplificazioni e strumentalizzazioni politiche, in particolare da parte delle forze della destra politica e culturale del Paese, su quanto accadde sul confine orientale prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale. Un uso pubblico distorto della storia, una manipolazione propagandistica per la costruzione di un’impossibile memoria condivisa che tenta un’implicita rivalutazione del fascismo in chiave patriottica e nazionalista, costruita soprattutto eliminando la distinzione politica e morale tra partigiani e repubblichini in nome del cordoglio dovuto indistintamente a tutti i morti. Una narrazione che “ripulisce” la storia del fascismo e delle sue responsabilità nel solco di una pacificata storia patria.
Crediamo che storicizzare i fatti, distinguerli da operazioni di riduzione della complessità e da un utilizzo politico che si fa degli stessi sia più che mai necessario per sviluppare una discussione pubblica scevra da ambiguità. Distinguere cioè fatti storici complessi e articolati nel tempo – le cause e gli effetti, i protagonisti e gli elementi che concorrono a dare forma a quanto avvenuto sul confine orientale: dalle violenze fasciste sulla minoranza slovena, alla guerra di aggressione alla Jugoslavia con occupazione, deportazioni e fucilazioni di civili, alle Foibe e all’esodo giuliano-dalmata – da un uso strumentale volto a livellare la storia a beneficio di un revanscismo di destra sempre più insistente.
Sostenere l’importanza di questa distinzione non significa estraniarsi da un’umana pietas per le vittime ma al contrario assumersi la responsabilità di comprenderne la complessità e di collocare le Foibe all’interno di un contesto storico e geopolitico più ampio che le possa rendere pienamente intellegibili.
Assistiamo invece da anni da una parte ad un generale silenzio sulle vicende del confine orientale e alla diffusione di miti storiografici basati su fonti inesistenti o controverse che alimentano un immaginario distorto, e dall’altra parte al tentativo di imporre una ricostruzione vittimistica e auto-assolutoria delle Foibe che non è in vero tollerabile.
Un percorso finalizzato ad un grottesco parallelismo con la Shoah, collocato nel brodo di coltura che ci vuole “italiani brava gente”, che sottintende un’equiparazione delle vittime sostenendo l’equivalenza degli opposti totalitarismi: quello nazista e quello comunista. Un’equivalenza che tra l’altro esclude paternalisticamente il fascismo – e la sua politica espansionista – e ci conduce direttamente agli ormai espliciti tentativi di svilire il 25 Aprile, la Resistenza partigiana e il ruolo fondativo di quest’ultima nella costruzione della nostra Costituzione e nell’affermarsi della democrazia nel nostro Paese. Un’insostenibile parificazione tra fascisti e antifascisti che annulla le differenze morali alla base della Resistenza e la legittimazione più profonda dell’opzione repubblicana.
In conclusione, crediamo che parlare di Foibe si possa, e che si debba farlo seriamente e senza tabù, così come siamo convinti che l’ideologia – nel senso dell’utilizzo politico e arbitrario dei fatti-non possa prevalere sulla storia inquinandola e capovolgendola ad esclusivo vantaggio di un rinnovato e mai sopito tentativo di livellamento della stessa.
E’ anche per questo che Cgil Anpi e Istoreco continueranno a portare avanti i valori dell’antifascismo, della Resistenza e della democrazia preservandone il valore a dispetto di ogni tentativo di revisionismo storico.
04.02.2022