Morto a 103 anni Mario Fiorentini, il “partigiano più decorato d’Italia”.
Con grande dolore informiamo che ci ha lasciati un grande uomo, un grande amico, un grande esempio.
Iniziò a collaborare con Giustizia e Libertà e il Partito Comunista durante gli studi universitari, per poi entrare attivamente in campo con la resistenza partigiana.
Comandò il Gruppo di Azione Patriottica ‘Antonio Gramsci’, operante nel centro di Roma, che durante i nove mesi di occupazione nazista della capitale sbaragliò, con le sue compagne e i suoi compagni, tre battaglioni nemici in pieno centro in pieno giorno, conquistando al mondo l’ammirazione per il combattente italiano e per la Resistenza antifascista italiana; partecipò a numerose azioni partigiane, tra cui l’assalto al carcere di Regina Coeli e al famoso attentato di via Rasella a Roma, dove nel ‘44 persero la vita 33 soldati tedeschi e 2 civili italiani.
Il 9 settembre 1943 partecipò alla battaglia contro i tedeschi a Porta San Paolo tra le file del Partito d’Azione; in ottobre organizzò e si pose al comando del Gap di Roma centro, facente parte alla rete di resistenza comandata da Carlo Salinari. Dopo la Liberazione di Roma fu posto al comando della missione Dingo, dell’Office of Strategic Services (Oss) e proseguì la Resistenza nel Nord Italia, in Emilia e Liguria;
Dopo la Liberazione del nostro paese, scienziato autodidatta, fu professore nei licei della periferia romana lasciando anche li tanti ricordi della sua potente e straordinaria umanità, e quindi professore all’Università di Ferrara, che innovò la matematica e la geometria.
“Fu sempre a fianco della sua Lucia, la valorosa partigiana decorata con la Medaglia d’argento al valor militare, che fu sua moglie, che conobbe durante la Resistenza e che restò la donna della sua vita.
Nel 2013, Fiorentini (“L’uomo delle quattro evasioni da quattro carceri nazifasciste”) raccontò la sua storia nella Resistenza nel documentario “L’uomo dai quattro nomi”, diretto da Claudio Costa.