I dodici racconti del libro, musicati in un reading portato in scena dallo scrittore bolognese Wu Ming2, proprio nel Teatro Asioli di Correggio, dove l’ultimo dell’anno 1920 si sarebbe dovuto tenere il Veglione Rosso.
La scorsa primavera, una raccolta fondi lanciata da Casa Spartaco, dall’Anpi di Correggio e dall’Istoreco di Reggio Emilia, ha permesso di realizzare Veglione rosso, un volume di racconti scritti da Wu Ming 2, uno per ciascuno dei dodici correggesi uccisi dai fascisti tra il 1920 e lo scoppio della Seconda guerra mondiale.
Storie di muratori, braccianti, contadini, falegnami, operai. Donne e uomini che hanno rifiutato un destino di fame e fatica. Venivano da famiglie socialiste, anarchiche, comuniste. Oppure erano i primi, della loro schiatta, che avessero osato iscriversi a un sindacato, a una cooperativa, a una lega di lavoratori. I primi a scioperare, i primi a pretendere di stare meglio, senza aspettare il giudizio universale. Bastonati, per questo, sulle strade di un borgo che sa di letame. Aggrediti nella nebbia che sale dai fossi. Pestati a sangue accanto alla bicicletta. Avvelenati con l’olio di ricino alla Casa del fascio. Malmenati in caserma e in prigione. Stesi nella polvere di una cavedagna, nel fango dei campi, sul selciato di una piazza, fuori dall’osteria, davanti alla porta di casa.
Piccole storie di una città di provincia, molte delle quali ormai imenticate, senza cippi né lapidi, perse tra le pagine di vecchi opuscoli, pubblicazioni difficili da trovare, referti medici e faldoni d’archivio. Correggio come sineddoche, caso di studio che con i suoi dodici esempi racconta la genesi di una dittatura e la prima, troppo debole resistenza contro quello che in tanti consideravano solo «un fuoco di paglia».