Grazie partigiano Alì, non ti dimenticheremo
Ci ha lasciato Giglio Mazzi, il partigiano “Alì”, ultimo combattente delle formazioni Gap reggiane (Gruppi di Azione Patriottica). Ci ha lasciato anche un prezioso testimone che fino all’ultimo ha dialogato con gli studenti di tutta Italia per esprimere loro le idee, i sogni e le aspettative che, grazie alla lotta di Resistenza, sono diventati i principi fondamentali della nostra Costituzione.
Giglio Mazzi aveva compito 97 anni a febbraio ed era stato festeggiato da circa 200 ragazzi delle scuole medie inferiori sul palco del teatro Herberia di Rubiera. È stata la sua ultima conferenza davanti a centinaia di giovani che lo hanno applaudito come un eroe.
Per i ragazzi Alì era un mito, una leggenda. Dopo tre ore passate a raccontare la sua storia e a rispondere a domande, gli studenti non volevano lasciarlo andare. Volevano saperne di più, volevano stringergli la mano, volevano fare un selfie con lui e pubblicare sui social la sua storia. Fino all’ultimo, anche quando le forze non erano più quelle di un tempo, il partigiano Alì ha saputo entrare nei cuori delle giovani generazioni come aveva fatto tante altre volte in questi decenni. Sì, perché Giglio ha sempre voluto raccontare, soprattutto agli studenti, come sono state la dittatura, la guerra, la Resistenza. Non ha mai nascosto nulla e ha cercato di spiegare con parole semplici l’importante ruolo della lotta partigiana. Andava fiero di ciò che aveva fatto per costruire un mondo di libertà, giustizia e democrazia. Per tutta la vita ha testimoniato il suo attaccamento ai principi costituzionali, nati dalle idee, dai valori e dalle ispirazioni emersi nella lotta di Liberazione.
Caratterizzato da una esuberanza sincera e libertaria, Giglio Mazzi è stato un esempio anche per chi giovane non è.
Ci ha insegnato che la libertà si difende con il coraggio ma anche con il sorriso.
Ci ha lasciato un insieme di ricordi bellissimi grazie ai suoi racconti che accompagnava sempre con una serenità e una pace interiore difficili oggi da trovare.
Ora, caro Alì, salutaci tutti i partigiani che ti hanno preceduto e che, come te, hanno contribuito a scrivere la nostra Costituzione versando il proprio sangue.
Non dimenticheremo una sola parola, un solo sguardo, un solo sorriso, una sola carezza. Grazie partigiano Alì
La biografia – Nato a Campogalliano il 18 febbraio 1927 da una famiglia operaia, Giglio consegue il diploma di avviamento professionale, lavora alle Reggiane e nel luglio 1944 aderisce, giovanissimo, alla brigata Sap e successivamente entrerà a far parte del Distaccamento Gap “Katiuscia”, attivo nella zona Est della città tra ospizio, Masone e Rubiera.
Nel Capodanno del 1945 viene gravemente ferito insieme ad Otello Montanari in uno scontro, sulla via Emilia. Riesce a salvarsi dopo una lunga convalescenza passata nelle case di latitanza della zona. Alla fine della guerra Giglio Mazzi viene inserito nel Corpo di Pubblica Sicurezza Ausiliaria presso la Questura di Reggio dalla quale uscirà dopo la sistematica epurazione degli ex partigiani. Successivamente guida la sezione ANPI di Villa Ospizio. Consegue prima il diploma di ragioniere e poi si laurea in Economia e Commercio. Dirigente del movimento cooperativo assume successivamente la carica di direttore amministrativo delle Farmacie Comunali Riunite. Da quando è andato in pensione, ha dedicato gran parte del suo tempo a portare la sua testimonianza di partigiano attraverso conferenze, libri e immagini. Sono state migliaia le scolaresche incontrate, centinaia i dibattiti a cui ha partecipato. L’ultimo libro “Non eravamo terroristi”, pubblicato dall’Istituto Cervi, è stato scritto assieme a Denis Fontanesi e Mirco Zanoni. L’intervista raccolta da Anpi nel 2020 è diventata un filmato, “L’ultimo gap” (regia di Paolo Bonacini), che ha fatto giro dell’Italia (ora disponibile sul sito anpireggioemilia.it.)
I funerali si terranno domani mercoledì 17 luglio 2024 . La salma partirà alle ore 17 dalla sede delle Onoranze funebri Reverberi in via Terezin a Reggio Emilia per il cimitero di Coviolo.
IL RICORDO DEL SINDACO MARCO MASSARI
L’ULTIMO GAP –
Giglio Mazzi faceva parte del distaccamento Katiuscia, una delle formazioni GAP (Gruppi di Azione Patriottica) che operarono nell’Emilia Romagna occupata dai tedeschi tra il settembre ‘43 e il 25 aprile 1945. Venti mesi vissuti pericolosamente attorno all’asse strategico della via Emilia, senza fissa dimora e con l‘obbiettivo assoluto di combattere i nazisti e i loro servi fascisti. Giglio fu uno dei più giovani ad imbracciare la mitraglia. Fece la sua scelta di vita a neppure 17 anni, dopo il pesante bombardamento Alleato delle Officine Reggiane presso le quali lavorava: o salire in montagna a scavare trincee per i tedeschi sulla Linea Gotica, o darsi alla latitanza ed abbracciare la causa della Liberazione. “Eravamo tutti giovani alle Officine”, racconta, “E naturalmente tutti antifascisti”. Il suo racconto si snoda tra assalti ai presidi fascisti e violenti scontri a fuoco con i nazisti, facendoci via via incontrare e conoscere i dodici componenti del suo distaccamento: dieci uomini e due donne, le staffette Ada e Kira, “uniti più di quanto lo siano i fratelli”, dice Giglio, perché “nel freddo inverno, quando il sangue delle ferite gelava sulla strada, noi dormivamo abbracciati l’uno all’altro per scambiarci un po’ di calore”.
“L’ultimo GAP” racconta questa storia, indissolubilmente legata alla Pianura Padana, all’antifascismo contadino e operaio che la animava già dagli anni Venti. E ai suoi infiniti campi, agli uccelli e ai corsi d’acqua di cui fortunatamente c’è ancora traccia e che le immagini del film vanno a ricercare.