Un episodio clamoroso della resistenza, esemplificativo della volontà partigiana di organizzare anche la vita civile postbellica, fu l’occupazione di San Martino in Rio. Il 23 marzo 1945 il distaccamento sappista locale con l’aiuto di due squadre modenesi occupò il paese, abbandonato dai reparti tedeschi. i posti di blocco lungo le vie di accesso permisero ai partigiani di portare i conflitti con eventuali squadre nemiche fuori dal paese, che in questo modo potè essere occupato senza spargimenti di sangue, soprattutto tra i civili. Il Municipio e la Casa del Fascio furono spogliati e il materiale recuperato distribuito alle altre formazioni partigiane e i vestiti andarono alla popolazione. In pianura San Martino in Rio rappresentò il primo caso in cui i partigiani decisero di rimanere in paese stabilmente. I fascisti, invece di intervenire, si limitarono a considerare il paese zona partigiana e negarono ai civili le razioni alimentari come unica forma di rappresaglia.

I poteri civili quindi, di fatto in mano alla Resistenza, furono organizzati dal C.N.L. locale che sui insediò nel comune. non fu istituito nessun organo ufficiale, semnplicemente furono organizzate delle assemblee pubbliche per mantenere una struttura democratica per le decisioni, le quali poi, venivano applicate dai partigiani locali. l’Amministrazione Comunale fu passata dal podestà al Presidente del C.N.L., Celso Giuliani. Inoltre il C.N.L. lanciò un appello ai cittadini, invitandoli ad aderire ai vari organismi democratici nati dalla liberazione: Comitati sindacali, Comitati dei contadini e Gruppi di Difesa della Donna.

Il primo problema che incontrò questa nuova amministrazione fu quello dell’ alimentazione. Per mantenere un principio di eguaglianza si confiscarono derrate agli speculatori e si distribuì il grano presente nel deposito a ogni famiglia (circa un quintale). Inoltre si pianificò la macellazione controllata del bestiame già precettato per garantire la distribuzione di carne e anche il formaggio fu ritirato da un caseificio locale fu consegnato ai civili. Questa difficile situazione creò tensione in paese e sfociò perfino in una manifestazione pubblica in piazza. Il Comandante del III Battaglione della 77° Brigata SAP, Germano Nicolini detto Diavolo, con un discorso alla folla riuscì a ristabilire l’ordine e la libera amministrazione di San Martino in Rio resistette fino alla liberazione. L’unico caso nel reggiano di un paesedi pianura presidiato con successo dai partigiani.

Da “Storia della Resistenza Reggiana” di Guerrino Franzini

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