Eccidio di Villa Cavazzoli
Nella sera precedente cinque uomini, tutti abitanti a Pieve Modolena, una villa appena fuori della città di Reggio Emilia lungo la via Emilia verso Parma, decidono di recarsi insieme presso la locale cooperativa di consumo che funge anche da bar. Il locale è situato sulla via Emilia a poco più di cento metri dalle abitazioni dei cinque uomini. Motivo di questa piccola riunione è di avere notizie, presso il locale pubblico, della situazione della guerra e del suo evolversi; in quel momento gli alleati sono fermi al di là della Linea Gotica.
Un gruppo di fascisti, che saranno successivamente individuati come appartenenti alla famigerata Banda Ferri, rastrella i cinque lungo il loro tragitto e li porta in città presso Villa Cucchi. Questa villa, situata all’interno del centro città, è sede della milizia fascista e adiacente ad un’altra villa requisita dal comando tedesco, è nota per essere luogo di interrogatori e torture. Nella notte, dopo aver infierito su di loro, i cinque vengono caricati su un autocarro e portati in località Cavazzoli. Uno di loro, ancora in vita, riesce, durante il tragitto, a fuggire. Porterà per tutto il resto della sua vita i segni di quella notte riuscendo a camminare a malapena appoggiandosi al suo vecchio ciclomotore.
I quattro assassinati sono (in ordine di età)
Prospero BERTANI (54 anni),
Fausto FRANCHINI (44 anni),
Giuseppe CARRI (36 anni),
Adalgiso GUARDASONI (19 anni); insieme a loro Emore IORI (a quel tempo, 30 anni ) sopravvissuto.
I responsabili materiali dell’eccidio, tutti appartenenti alla Banda Ferri, sono stati processati dopo la Liberazione e riconosciuti responsabili di oltre quaranta omicidi.