Angelo Zanti è stato una delle figure più importanti, nonché uno dei primi organizzatori della Resistenza reggiana, insieme a Paolo Davoli, Vittorio Saltini, Vivaldo Salsi e Sante Vincenzi. Nato a Cavriago in una famiglia di umili condizioni, il piccolo Angelo divenne garzone cestaio a soli 10 anni, sviluppando un precoce impulso a lavorare, soprattutto politicamente, per l’elevazione delle classi proletarie e non appena sedicenne, cominciò a diffondere le idee del socialismo, entrando proprio a far parte della Gioventù socialista.
Delegato al congresso di Livorno, Angelo Zanti fu tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia, al quale aderì fin dal 1921; divenne anche uno tra i primi oppositori dello squadrismo fascista, ma ben presto dovette abbandonare il paese natio, peregrinando in molte località della provincia reggiana, fino ad emigrare definitivamente in Francia nel 1923. Rimase solo un anno, poiché il suo partito lo fece rientrare clandestinamente in Italia e da quel momento, la sua abitazione di Cavriago divenne sede di riunioni dell’Interregionale comunista e stamperia de l’Unità clandestina, che ogni 15 giorni veniva distribuita nelle province di Reggio, Modena e Parma.
Individuato di nuovo dalla polizia, nel 1929 Zanti fu costretto a riparare nuovamente a Parigi, ma anche lì venne prima arrestato e successivamente espulso a causa della sua attività politica in favore del Partito Comunista. Si trasferì a Nizza, dove visse in assoluta clandestinità, finché nel 1936 diede il suo determinante contributo in favore della Spagna repubblicana. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale viene estradato in Italia e confinato a Ventotene per la sua attività cospirativa, fino all’agosto del 1943.
In seguito all’armistizio del successivo 8 settembre torna in libertà, prendendo il suo posto di lotta nella Resistenza senza alcuna esitazione. Inizialmente organizzatore dei G.A.P. sfuggito più volte alle ricerche della polizia fascista, Amos (questo il suo nome di copertura) assunse il ruolo fondamentale di Ufficiale di collegamento tra il Comando Unico di Zona, il Comando Piazza, il Comando Provinciale S.A.P. e la Delegazione Nord-Emilia. Contemporaneamente mantenne i collegamenti tra la Federazione reggiana del P.C.I. e l’organizzazione comunista dell’Appennino, inoltre curò il delicatissimo lavoro delle staffette, a dimostrazione della sua sapiente capacità organizzativa.
Sorpreso in un casolare a Rivalta dov’era rifugiato, con materiale e documenti compromettenti, il mattino del 28 novembre 1944 Angelo Zanti venne arrestato da alcuni agenti dell’U.P.I. ed immediatamente tradotto a Villa Cucchi, dove fu sottoposto a percosse e a feroci sevizie. Incessanti e purtroppo vani furono i tentativi del C.L.N. per liberare, indubbiamente, uno dei sostegni più solidi dell’organizzazione clandestina. Il Tribunale straordinario militare di guerra di Reggio, durante il processo dell’8 gennaio 1945 lo condannerà a morte insieme ad altri quattro dirigenti della Resistenza. Tuttavia i gerarchi fascisti pretesero ed ottennero l’esecuzione della pena capitale esclusivamente per Zanti, a dimostrazione dell’odio che provavano nei confronti dei comunisti, che essi vedevano come la parte più attiva e temibile della Resistenza.
La complessa e dolorosa vicenda si concluse così, drammaticamente, nel cortile della Caserma Zucchi di viale Allegri, con la fucilazione di una delle più belle figure della Resistenza reggiana, avvenuta alle ore 5,30 del 13 gennaio. La morte di Zanti fu un colpo durissimo per l’intero movimento partigiano, ma divenne lo stimolo per tutti i compagni di lotta, affinché le idee per le quali aveva sacrificato la vita il valoroso comandante, sarebbero diventate presto le leggi della rinata Italia democratica. Poco prima di morire, senza curarsi della sorte a cui sarebbe andato incontro, Zanti ebbe parole di grande conforto per il compagno di prigionia Gino Prandi: “Che cosa importa morire? Sono certo che il nostro sacrificio non sarà vano. Il popolo italiano schiaccerà il fascismo e presto l’idea nostra, per cui tanto abbiamo lottato, sarà tra breve una meta raggiunta”. Parole di incrollabile fede nei destini della lotta di tante donne e di tanti uomini.
A Liberazione avvenuta, Angelo Zanti verrà decorato con la Medaglia d’Argento al valor militare alla memoria, riconoscimento doveroso per le straordinarie doti organizzative e per l’indomito coraggio di un grande uomo della nostra terra.