La compagine partigiana riesce infine ad avere la meglio, nonostante i 7 morti (Gaetano Bedeschi e Nicola Franceschini, i modenesi Walter Zetti, Azelio Rinfranti, Giovanni Bertoni e Gerardo Albicini, il barese Luigi Bosco) e 11 rimasero feriti.
I nazifascisti cercarono scampo nella fuga buttandosi allo sbaraglio verso il Secchia, ma vennero presi sotto il fuoco dei partigiani, contando alla fine 10 morti, 22 prigionieri ed un imprecisato numero di feriti
Tra i feriti tedeschi spiccava il tenente Speidel, membro del Comando Piazza di Reggio Emilia.
Lo scacco subito porta a sovrastimare le risorse dei “ribelli” e rende quindi più sistematica la risposta militare tedesca.
Tra il 18 ed il 20 marzo, infatti, scatta una durissima rappresaglia contro gli abitanti dei piccoli borghi appenninici tra Reggio Emilia e Modena, considerati basi logistiche dei banditi. Le formazioni partigiane, momentaneamente sbandate, si riorganizzano però nelle settimane successive.
La battaglia di Cerré Sologno è ricordata da una stele inaugurata nel 1954 sulla strada per Ligonchio al bivio per Carù.