LE ULTIME SETTIMANE DI LOTTA

Dall’inizio del  mese di aprile 1945 in poi le forze armate alleate Anglo-Americane, posizionate dall’autunno dell’anno precedente sulla linea gotica, avanzano dalle loro posizioni a partire dalla zona della  Romagna. Il CLN Alta Italia e il Comando Unico Provinciale delle forze partigiane elaborano i piani e le direttive per lo sviluppo dell’azione insurrezionale e per la gestione delle giornate successive. Si avvia così la fase preinsurrezionale.

Reparti tedeschi si si posero nelle vie principali per tenere aperto il traffico sia sulla via Emilia, per la direzione Parma Milano, che nella direttrice Nord ossia il percorso diretto per una ritirata ed un rientro in Germania che era rappresentata dalla statale 63. I partigiani distrussero diversi ponti ed attaccarono varie colonne tedesche che passavano; disarmarono anche diversi presidi nemici recuperando armi, mezzi ed altro materiale; vari presidi furono direttamente abbandonati dai fascisti per la forte pressione che esercitavano nella zona le forze partigiane.

Col procedere dei tempi i partigiani presidiarono, con ingenti forze, la statale 63 dal passo del Cerreto fino alle porte della città. In quelle giornate era importante la presenza della aviazione delle forze alleate per il panico che diffondeva tra i tedeschi e i fascisti ed in particolare per il rallentamento che determinava nei movimenti delle loro truppe; per evitare situazioni pericolose man mano che le frazioni e i paesi venivano liberati, per favorire il riconoscimento die questo stato, la popolazione metteva delle lenzuola bianche sui tetti.

In città la situazione era confusa; varie truppe tedesche erano già partite mentre altre erano rinchiuse nelle caserme; nella zona verso Modena le truppe tedesche avevano già lasciato le loro posizioni mentre nella zona dell’Enza l’esodo tedesco non era ancora iniziato. Diverse colonne tedesche avevano scelto di fare il percorso della pedemontana da Veggia a Albinea, a Quattro Castella, a Bibbiano e a Montecchio ma il transito era fortemente rallentato dai bombardamenti e dagli scontri con le forze partigiane;  accadde che paesi già liberati erano attraversati da truppe tedesche in ritirata, con aspri scontri, per poi essere di nuovo liberati. A Montecavolo i tedeschi del locale presidio accettarono la resa intimata dai partigiani che li disarmarono e li accompagnarono, con i mezzi recuperati, a Pecorile al di fuori della zona calda della pedemontana.

LA BATTAGLIA DELLA GHIARDA

A San rigo di Rivalta alcune squadre di Gappisti e Sappisti erano impegnate a protezione della zona in cui era in corso una importante riunione per decidere la composizione del Comando di Piazza partigiano ossia il gruppo di comando della città.

Nel gruppo di case di San rigo Vecchio, verso il rio “fossa marcia”, era presente un presidio tedesco ubicato nella casa della famiglia Santi e la strada, dalle carte tedesche, era indicata come strada militare.

In quel presidio nella prima mattina del 23 aprile si trovarono a bivaccare diversi gruppi di truppe tedesche sbandati dalla ritirata; Le forze partigiane presenti in zona proposero ai tedeschi una resa senza spargere sangue; la proposta non fu accettata e si avviò una forte sparatoria tra il presidio tedesco e la zona della Ghiarda di Rivalta nella quale si erano concentrate le forze partigiane.

Il presidio tedesco disponeva di armi pesanti e di consistenti munizioni per cui i partigiani, dotati solo di armi leggere, decisero di ritirare il grosso delle loro forze dirigendole verso Rubbianino; rimase un contingente per coprire l’azione e tenere impegnati i tedeschi; la battaglia si protrasse per varie ore; la popolazione era fuggita dal campo di battaglia e si era rifugiata nelle vicine case coloniche isolate.

Nella battaglia caddero i partigiani Dante Beltrami, Mario Garavaldi, Giuseppe Labellarte e Orlando Strozzi. Rimase gravemente ferito Livio Francia che trovò riparo in una vicina casa.

I tedeschi decisero di fare un rastrellamento alla ricerca dei partigiani; tutta la popolazione fu convogliata in due distinte case coloniche; una per le donne e i bambini e l’altra per gli uomini.

Nel rastrellamento scoprirono il corpo ferito del partigiano Livio Francia che colpirono ferocemente infierendo proprio nella zona ferita, al fine di ottenere informazioni sui movimenti partigiani, al punto che dopo alcuni giorni di agonia morì.

In quei momenti non si comprendevano le intenzioni dei tedeschi; regnava una grande confusione e tanta paura; I tedeschi avrebbero incendiato le case con dentro i prigionieri ? avrebbero deciso delle uccisioni per rappresaglia per aver protetto i partigiani ?

All’operazione di rastrellamento cercò di sottrarsi un abitante della zona, Gino Gambini, che fu raggiunto  ed ucciso dalle armi tedesche.

Al termine della battaglia e dopo aver costatato che il rastrellamento non aveva dato i frutti sperati le truppe tedesche se ne andarono sulla strada della ritirata lasciando imprigionata tutta la popolazione che solo dopo qualche ora riuscì a liberarsi.

La giornata e la battaglia si concluse con 6 caduti partigiani,

Tutto questo accadde il 23 aprile del 1945 e cioè nel pieno della fase inserruzionale ed a poche ore dalla liberazione di tutto il territorio provinciale e dall’arrivo delle truppe alleate Anglo – Americane.