Nella notte del 25 gennaio 1945 si trovavano riuniti in una casa di Canolo, i comandanti gappisti e sappisti Guerrino Cavazzoni “Ciro”, Renato Bolondi “Maggi”, Mario Saccani “Nero”, Raul Incerti “Bobi”, Vasco Guaitolini “Biavati”, Abbo Panisi “Nelson”, Egidio Baraldi “Walter”.

Verso l’alba vennero svegliati da forti colpi battuti sulla porta, accorgendosi ben presto di essere accerchiati da truppe tedesche e fasciste. All’intimazione della resa non risposero, poiché arrendersi significava la fucilazione certa, per cui, dopo una rapida consultazione, decisero di opporre una risoluta resistenza, effettuando poi una sortita nella speranza di salvarsi. Così ad una seconda intimazione di resa, risposero lanciando bombe e sparando diverse raffiche. Si scatenò un durissimo combattimento che si protrasse per un’ora, ma la piccola casetta di Canolo, trapassata dai colpi delle mitragliatrici, divenne un luogo troppo pericoloso, con l’aria resa irrespirabile dagli spezzoni fumogeni lanciati all’interno. In un primo momento i comandanti partigiani tentarono di uscire da una finestra che dava sui campi retrostanti, ma la strada venne sbarrata da un’altra mitragliatrice che riversò su di loro un inferno di piombo. A quel punto restava solo il portone principale, anch’esso sorvegliatissimo. In modo fulmineo i partigiani iniziarono a correre verso l’esterno, sparando e lanciando bombe, provocando tra i nemici alcuni attimi di smarrimento, che permisero loro di saltare alcune siepi laterali per dileguarsi tra le case vicine e nei campi. Riuscirono a salvarsi quasi tutti, mentre due di essi, nel tentativo di coprire la ritirata dei compagni, non ebbero la stessa benevole sorte. Vasco Guaitolini morì mentre correva verso una mitragliatrice per ridurla al silenzio e con lui Abbo Panisi mentre stava scavalcando una siepe.

Alla fine la casa venne completamente razziata e data alle fiamme. I nazi-fascisti ebbero tre morti e quattro feriti, uno dei quali morì poco dopo all’ ospedale di Novellara.