Il 6 ottobre 1944 i tedeschi iniziarono un imponente rastrellamento che investì una zona molto ampia compresa tra i territori di Ciano, Vetto, Casina e Castelnovo Monti. Dopo quasi una giornata intera di combattimenti, sotto una pioggia incessante, la situazione per i partigiani della 144^ Brigata divenne tremendamente pericolosa, l’unica via di salvezza da quello che sarebbe stato il sicuro annientamento era il passaggio attraverso il fiume Enza per raggiungere così la sponda parmense. Il 4° Battaglione si portò in zona Buvolo-Compiano verso sera, procedendo ad attraversare l’Enza tramite una fune stesa a pelo d’acqua.Il fiume era enormemente ingrossato dalle piogge di quei giorni, la corrente lo rendeva impenetrabile, inoltre i tedeschi continuavano a mitragliare la zona, nonostante la copertura del distaccamento “Cervi” appostato già dal mattino sulla sponda di Parma. In quella tragica giornata caddero alla fine tre garibaldini che investiti dalle raffiche di mitraglia, abbandonarono la fune nel disperato tentativo di salvarsi aggrappandosi a qualche tronco, ma la vorticosa corrente del fiume li prese con sé.Eros Capellini “Raul” di Reggio Emilia, Angelo Canepari “Gianni” di Quattro Castella, Bruno Cavandoli “Muìeta” di Ciano d’Enza, sono questi i loro nomi e questa è stata la loro tragica sorte. A loro e tanti altri migliaia di ragazzi di quei giorni, va il nostro pensiero, sincero e commosso. Essi non esitarono a dare la vita per ognuno dei loro compagni ed anche per quanti sarebbero venuti dopo. Il loro non fu eroismo, fu coraggio e amore per la vita, essi seppero scegliere senza indugio di combattere dalla parte giusta nella Resistenza e non di servire, seppur in buona fede, quella “patria” che il fascismo aveva svenduto agli invasori, violentando, torturando e massacrando complicemente al loro fianco e come oggi qualche ridicolo politico, affincato da storici faziosi, pretenderebbe di sovvertire.