Enrico Cavicchioni, nasce a Reggio Emilia il 5 gennaio 1925.
Studente diciannovenne di Reggio, Enrico Cavicchioni era un giovane sveglio e coraggioso, che divenne ben presto comandante della Squadra Sabotatori, proprio per l’ardimento e l’intelligenza dimostrati affrontando diverse azioni. Cadde nella notte del 23 giugno 1944 nel tentativo di sabotare il ponte in muratura nei pressi della Bettola.
Dopo un primo tentativo fallito, il giovane comandante decise di portare a termine la distruzione del ponte, nonostante fosse prevedibile l’arrivo dei tedeschi. Infatti mentre la formazione partigiana era già sul posto, sopraggiunse un automezzo nemico proveniente da Casina, investito immediatamente dal fuoco delle armi partigiane. Ingannato dall’oscurità della notte e credendo i tedeschi tutti morti, “Lupo” non si accorse di un tedesco nascosto sotto l’automezzo, che vedendolo avvicinarsi, lo freddò con una scarica. Con lui morirono i compagni Pasquino Pigoni “Maestro” e Guerrino Orlandini “Drago”.
La perdita di un comandate tanto capace, fu particolarmente sentita dai partigiani della montagna, tanto che il Comando partigiano darà a tre distaccamenti il nome dei compagni caduti alla Bettola. Alla costituzione del distaccamento “Lupo”, venne rivolto il seguente appello ai garibaldini che entrarono a farne parte:
“Questo Comando ha deciso di dare al vostro Distaccamento il nome glorioso di un Garibaldino caduto, la cui recente morte ha addolorato ma nello stesso tempo animato all’azione ed alla vendetta tutti noi: Lupo, giovanissimo, abbandonati i banchi della scuola quando la voce dell’insurrezione lo ha chiamato, egli ha dedicato la sua instancabile attività per la liberazione della Patria. Ha dimostrato la fede ed il coraggio di un vero figlio dell’Italia ed è caduto da combattente e da eroe. Chi lo ha conosciuto da vicino non può dimenticare il suo cuore generoso, il suo carattere gioviale ed amichevole, la sua voce calda che sapeva sempre come esortare e come comandare.
Il sacrificio della sua breve vita è stato compiuto in battaglia da piombo teutonico. Comandante del vostro distaccamento celere, ne ha indicata la strada dell’onore e della gloria in cui si cimentò, in una unità di popolo, lo studente con il contadino, l’operaio con l’ingegnere, nelle medesima uguaglianza di virtù e di doveri per l’unità spirituale e sociale della Patria.
Lupo non è morto, o compagni. Egli vive fra noi, sulle nostre bocche, sulle vostre armi da fuoco, sulle punte dei vostri pugnali e ordina l’attacco. Egli vive nei vostri canti pieni di calore, nei vostri muscoli pieni di forza, nelle vostre menti piene di fede. Egli vi guiderà ancora all’assalto.
L’Italia libera era il suo ideale. L’Italia libera deve essere il vostro ideale!
Garibaldini! Il vostro distaccamento porterà il nome di Lupo.
A voi l’onore di imitare e di ubbidire al vostro primo comandante.
Viva l’Italia, Viva i Garibaldini!”.