Zavaroni Andrea “Marco” (1918-1944)
La Resistenza reggiana ha avuto esempi di straordinaria grandezza e tra questi non possiamo dimenticare Andrea Zavaroni, comandante di distaccamento, dirigente delle S.A.P. della bassa reggiana, decorato con la Medaglia d’Argento al valore. Marco, questo il suo nome in clandestinità, era un giovane forte e coraggioso, dalla spiccata intelligenza, connaturata ad un grande senso umanitario. Sensibilissimo alle miserie del popolo oppresso dai fascisti, Zavaroni fu sempre in prima linea, non solo durante le varie azioni partigiane, ma soprattutto nella strenua e costante difesa di quei principi di libertà, per i quali versò il suo stesso generoso sangue.
Rientrato da una azione di disarmo di un tedesco insieme all’amico Egidio Baraldi, dal quale si separò per far visita ai genitori, Marco venne colpito ad una spalla alcuni metri dopo il bivio di Cognento. Abbandonata la bicicletta, cercò la fuga attraverso i campi per raggiungere un rifugio sicuro da lì poco distante, ma il tentativo risultò purtroppo inutile, perché la ferita ne affievolì rapidamente le forze. Inoltre i fascisti ed i tedeschi gli misero alle calcagna un grosso cane che ostacolò la sua corsa; così Andrea Zavaroni venne catturato il giorno 15 novembre 1944 ed immediatamente condotto al comando di Villa Lombardini.
Nonostante vari tentativi per liberarlo, il corpo del giovane partigiano venne rinvenuto in una concimaia di Novellara, soltanto nei giorni della Liberazione, con ancora evidenti i tremendi segni delle torture praticate dai suoi aguzzini. Sotto il dolore e la sofferenza delle atroci sevizie a cui venne sottoposto, Marco non fece mai alcun nome, nessuna rivelazione; egli conosceva tutto lo schema organizzativo della Resistenza, ma al nemico non rivelò nulla. Conosceva i nascondigli delle armi, sapeva dov’erano le sedi dei comandi ed i nomi di tutti i compagni di lotta, ma custodì il tutto per sé come fosse un tesoro.
Per i carcerieri fascisti e nazisti, la fierezza ed il coraggio di quest’uomo, doti ad essi completamente sconosciute, furono talmente insopportabili al punto di levargli gli occhi e la lingua.
Marco venne ucciso il 18 novembre, soltanto tre giorni dopo la cattura.
Nonostante la grave perdita, l’abnegazione di questo indomito combattente, la sua forza d’animo ed il suo eroismo, furono lo stimolo per tutti i suoi compagni a portare a compimento i valori della Resistenza per i quali Andrea Zavaroni aveva dato tutto.
Il suo esempio, così come quello di tanti altri generosi compagni, sta ad indicarci di quale tempra fossero i resistenti, i resistenti veri, donne e uomini di grande fede che amavano e si battevano per la libertà del popolo, esponendo ad enormi rischi la loro stessa vita pur di difenderla, affinché quei principi di libertà diventassero un giorno il fondamento della nostra Costituzione.