Separazione delle carriere dei magistrati

Nella seduta di giovedì 16 gennaio 2025 la Camera dei Deputati, con 174 voti favorevoli, 92 contrari e 5 astenuti, ha approvato in prima deliberazione il disegno di legge costituzionale “Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare” a firma Giorgia Meloni, Carlo Nordio.
Il disegno di legge costituzionale interviene sul Titolo IV della Costituzione con l’obiettivo di separare le carriere dei magistrati requirenti e giudicanti. per i quali vengono istituiti due distinti organi di autogoverno (Consiglio superiore della magistratura giudicante e Consiglio superiore della magistratura requirente).

È istituita inoltre un’Alta Corte disciplinare, cui è attribuita in via esclusiva la giurisdizione disciplinare, tanto nei confronti dei magistrati giudicanti quanto dei magistrati requirenti.

La Legge di riforma costituzionale disciplina anche il modo di elezione dei tre organismi, affidandone gran parte al sorteggio.

Trattandosi di riforma di carattere costituzionale, il provvedimento seguirà l’iter previsto passando al Senato, per poi tornare alla Camera e infine nuovamente al Senato.  Probabilmente si dovrà poi indire un referendum confermativo.
Il provvedimento ha suscitato la ferma apposizione dell’Associazione Nazionale Magistrati, che ha già promosso eclatanti manifestazioni di protesta, e di una parte delle opposizioni.

Si contestano diversi aspetti.
C’è una prima questione di impostazione giridico/costituzionale: l’unità della magistratura requirente e giudicante postula il fatto che tutti siano sottoposti alla legge e che lo scopo dell’azione penale sia la ricerca comune della giustizia. La separazione delle carriere invece schiaccia la figura dei Procuratori della Repubblica sulla funzione accusatoria, con la conseguenza di minori garanzie per i cittadini e di uno scivolamento della magistratura requirente sotto il controllo dell’esecutivo, da cui dipendono le forze dell’ordine a cui sono affidate le indagini.
C’è poi una questione di ordine pratico: i passaggi dalla funzione requirente a quella giudicante e viceversa, sono già oggi regolamentati in modo restrittivo, infatti i numeri sono ridottissimi. Non è insomma questa l’urgenza della Giustizia italiana, un sistema vicino al collasso per la storica mancaza di risorse umane, tecniche ed economiche e per la continua produzione legislativa che modifica le regole e introduce nuovi reati, basti pensare ai recenti Decreti sicurezza.
Infine c’è una questione politica e costituzionale: la divisione della magistratura, sancita con l’istituzione di due diversi CSM, indebolisce uno dei tre poteri fondamentali dello stato, il potere giudiziario. Si creerà così uno squilibrio con il potere legislativo e, soprattutto, con il potere esecutivo. D’altra parte è proprio questa l’ispirazione fondamentale del governo di centro destra, evidenziata anche dalla proposta del premierato: rafforzare l’esecutivo e sottrarlo al controllo di legittimità e legalità. Basti vedere per esempio, le reazioni del Governo alle sentenze dei magistrati che hanno bloccato la deportazione dei migranti in Albania.
Nelle diverse sottosezioni di questa pagina potrete trovare, come sempre, i materiali informativi necessari ad approfondire la conoscenza di questi temi e le posizioni in campo.

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