In massima parte il “partigianato” cavriaghese (19) era organizzato nelle unità sapiste: 141 su un totale di 212 partigiani, patrioti e benemeriti ufficialmente censiti (222 in base all’effettiva residenza nel periodo della lotta). I restanti 71 appartenevano alla 37a brigata G.A.P .. alla 77a S.A.P. (bassa reggiana), alle formazioni di montagna (144a, 145a, 26a Garibaldi, 285a S.A.P. e comando unico), a formazioni di altre province italiane o estere.
La composizione sociale della forza partigiana è una conferma del ruolo che il mondo del lavoro aveva conquistato nella vita del paese durante la cospirazione, facendo maturare nelle fabbriche, poi nella campagna e via via in altri ambienti della popolazione, quella sensibilità politica che traeva origine dalla coscienza di classe e che aveva portato a identificare nelle prospettive di riscatto della classe lavoratrice l’interesse della nazione.
La lotta di liberazione dava risalto alla funzione egemonica delle masse operaie e contadine e metteva a frutto l’unità che esse avevano recuperato nell’impegno antifascista, come condizione per una nuova base democratica del potere. Cavriago, comune essenzialmente operaio e contadino, venne a trovarsi in posizioni d’avanguardia proprio per il processo di fusione e di unificazione delle basi operaie e contadine dell’antifascismo, che si era perfezionato nella lunga vicenda della cospirazione.
Questi i dati della composizione sociale: operai 118, contadini 46, braccianti 3, artigiani 14, commercianti 5, studenti 10, impiegati 3, casalinghe 13. La presenza di 32 elementi di ceto medio urbano (artigiani, commercianti e studenti) testimonia a sua volta il radicarsi della coscienza antifascista in un tessuto sociale ampio, dove già nei primi anni di formazione e di sviluppo del movimento operaio e antifascista si era affennata una tradizione di lotta e di resistenza. L’ambiente artigiano cavriaghese, in particolare, aveva espresso quadri dirigenti di notevole valore.
Rilevante anche la presenza delle donne, censite in numero di 19 staffette e combattenti (fra cui alcune con incarichi di comando), alle quali però dovrebbero aggiungersi le numerose attiviste dei gruppi di difesa e inoltre le casalinghe e contadine che si prodigarono, come “reggitrici” di case di latitanza, nella cura di preziose mansioni in un tipo di guerra che non conosceva differenza tra retrovia e prima linea, essendo combattuta con la stessa intensità in ogni punto del territorio occupato dal nemico.
Alcune delle partigiane cavriaghesi subirono carcere e torture come Rosina Becchi, impegnata prima in pianura e successivamente in montagna (20), Bruna Lucia Davoli e Clarice Boniburini (21). Il movimento partigiano cavriaghese annovera due medaglie d’argento alla memoria (Angelo Zanti e Piero Mora), tre a viventi (Clarice Boniburini, Rosina Becchi e Bruna Lucia Davoli) e una di bronzo a vivente (Livio Piccinini) (22). E’ inoltre stata proposta l’assegnazione della medaglia di bronzo a Bruno Burani (23).
Quanto ai caduti si rimanda, per notizie sulle circostanze della loro morte, al prospetto cronologico. Complessivamente morirono in combattimento o fuci/ali dai nemici 22 partigiani cavriaghesi: Trieste Tarasconi, Socrate Paterlini, Nello Sarti, Dello Giovanni Gavi, Ernesto Rigattieri, Giuseppe Violi, Angelo Zanti, Ernesto Arduini, Piero Mora, Adelmo Tirabassi, Glauco Ferretti, Arturo Barchi, Gabino Pioli, Alberto Melloni, Giulio Mazzali, Otello Galli, Giovanni Terenziani, Fabrizio Tagliavini, Giancarlo Bonilauri, Ildebrando Bellocchi, Armando Caramaschi e Valter Tarasconi. Si deve peraltro ricordare che il primo maggio 1921 erano stati assassinati Andrea Stefano Barilli e Primo Francescotti, che durante il regime erano stati fatti morire con sevizie e privazioni Pietro Lorenzani e Guido Foracchia e che nel ’37 era caduto in Spagna Fortunato Belloni. Durante la guerra morirono nei lagers nazisti Giovanni Bernuzzi, Ettore Mori , Enea Pozzi , Umberto Montanari e Mario Gualerzi. Cavriago ha dunque offerto 32 vite umane alla causa della Resistenza antifascista.
(brano tratto da Cavriago antifascista, cronache 1922-1946 di Rolando Cavandoli)